L’abbandono scolastico è un fenomeno che fa discutere, soprattutto in un periodo storico come il nostro, dove il benessere dovrebbe permettere un equilibrio tale da assicurare la conclusione della scuola dell’obbligo (ossia terminare la scuola secondaria di secondo grado).
Nell’agenda di Europa 2020, uno dei punti chiave è proprio il tema della dispersione scolastica: ogni paese membro è chiamato a portare la percentuale di coloro che, appunto, non completano la scuola dell’obbligo al di sotto del target fissato dall’Unione Europea, ovvero il 10%. Stando ai dati del 2013, l’Italia non è nemmeno lontanamente vicina al raggiungimento di questa percentuale, infatti il tasso di dispersione scolastica nel nostro paese è del 17%.
L’abbandono scolastico è in prevalenza maschile
Soprattutto nelle aree meridionali del paese, nelle famiglie più povere, si tende a preferire l’uovo oggi alla gallina domani, vedere a lungo termine non porta a risultati immediati, quindi i figli maschi si trovano spesso costretti a rinunciare agli studi per integrare il reddito familiare con un ulteriore stipendio. A farne le spese sono soprattutto gli uomini, che sono ancora visti come prima scelta per quanto concerne il lavoro. La percentuale di donne che in Italia abbandona gli studi infatti è circa del 14% mentre quella dei maschi sale al 20%.
La causa dell’abbandono scolastico è perlopiù la povertà, ma anche le difficili situazioni famigliari (come divorzi e malattie) e i problemi legati alla scuola (bullismo, cattive relazioni con gli insegnanti) influiscono sulla decisione di abbandonare gli studi.
Rimedi alla dispersione scolastica
Il modo migliore, e più efficace, per diminuire la percentuale di ragazzi che decidono di abbandonare gli studi è quello di far apprendere, tramite progetti mirati, che l’istruzione è come la bottega di un artigiano: insegna un lavoro che in futuro darà maggiore reddito di quello che potrebbe dare un lavoro occasionale per il quale non sono necessarie conoscenze specifiche.
I progetti sopracitati hanno trovato vita nella riforma della Buona Scuola approvata dal Parlamento e che prevede un programma di alternanza scuola-lavoro, dove i ragazzi saranno quindi portati a rapportarsi con il mondo del lavoro, scoprendone le difficoltà ma anche le possibilità che l’istruzione dà in quel campo.
In Germania, per contrastare la dispersione scolastica e per dare agli studenti la possibilità di rapportarsi con il mondo del lavoro, si è pensato ad un apprendistato stipendiato, che porta circa il 40% del reddito previsto dal contratto di lavoro di un adulto nelle tasche del giovane studente. Si tratta di circa 600 euro al mese, che sicuramente basterebbero per debellare buona parte degli abbandoni scolastici italiani.
Ovviamente, se si potesse avviare un progetto simile in Italia, lo stipendio non dovrebbe essere versato dallo Stato ma dai datori di lavoro. Sarebbe perciò necessario che il lavoro svolto dagli studenti durante lo stage fosse un’attività produttiva e utile all’azienda che ospita lo stagista. Purtroppo, fino ad ora, l’alternanza scuola-lavoro ha trovato poca collaborazione da parte delle imprese che spesso trovano gli stagisti un peso, più che un aiuto concreto.