Non sempre la scelta della nostra professione è dettata dalla passione per un dato settore lavorativo. Purtroppo, data la crisi economica che ormai da tempo immemore attanaglia il nostro paese, spesso ci si accontenta di quello che si trova, altrettanto frequentemente poi si mira già in giovanissima età ad una formazione che consenta un giorno di lavorare in ambiti particolarmente sicuri e remunerativi.
E cosa dire della scelta di diventare infermieri? Quanto guadagnano? Che possibilità hanno di fare carriera?
Stipendio di un infermiere: tutte le discriminanti
Come spesso accade, scegliere di svolgere una determinata professione non significa necessariamente guadagnare una certa cifra. Nel caso degli infermieri, ad esempio, esistono parecchie discriminanti da tenere in conto prima di poter stabilire l’esatto importo della paga.
Tra esse vanno senza dubbio annoverate la categoria di appartenenza (non tutti i paramedici svolgono infatti le stesse funzioni), il titolo di studio conseguito e la scelta di lavorare nel settore pubblico o privato. Insomma: una stima ad occhio e croce in questo caso è praticamente impossibile da effettuare!
Infermieri: quante categorie esistono?
Avete sempre pensato che un infermiere è un infermiere punto e basta? Bene, magari la cosa potrebbe un po’ sconvolgervi, ma in realtà esistono diverse categorie di paramedici. Ciascuno di essi ha mansioni differenti e, possibilmente, una formazione universitaria non proprio sovrapponibile. Perché è necessario operare tale distinzione? Semplicemente perché anche in relazione alla propria qualifica si può ambire a stipendi più o meno stuzzicanti.
Andiamo quindi con ordine. In una ideale scala gerarchica (basata ovviamente non sull’importanza del servizio prestato che è sempre prezioso ed irrinunciabile per i malati, ma piuttosto sulle aspettative di remunerazione) il gradino più basso è occupato dagli infermieri semplici. Questa particolare categoria di paramedici ingloba in genere tutti coloro i quali non hanno ancora molta dimestichezza con la professione e a cui, in via del tutto preventiva, la struttura sanitaria di turno decide di non affidare molte responsabilità almeno sin tanto che non si siano raggiunti certi livelli di esperienza nel settore.
Gli infermieri di sala operatoria invece sono solitamente reclutati per assistere agli interventi degli specialisti e provvedere tempestivamente a tutte le loro necessità. Ad essi si accompagnano in genere i cosiddetti ferristi, ossia coloro i quali sono incaricati di gestire tutti gli attrezzi che il chirurgo usa abitualmente in sala operatoria.
All’apice di questa ideale gerarchia si colloca infine l’infermiere di area critica il quale ha il compito di gestire il pronto soccorso e, in determinati casi, di ricoprire ruoli organizzativi di una certa rilevanza.
Quando lo stipendio dell’infermiere dipende dal titolo di studio
L’Italia, sostiene qualcuno, è la patria dei Santi, dei poeti, dei navigatori e… dei paradossi. Molti infermieri della vecchia guardia infatti al giorno d’oggi esercitano la professione pur non avendo conseguito alcuna laurea. Dati gli anni di esperienza maturati infatti questa grossa fetta di personale non può comunque essere considerata incompetente o retrocessa a ruoli meno importanti.
A complicare un po’ la faccenda interviene però l’obbligo per le nuove leve di conseguire una laurea in scienze infermieristiche prima di poter accedere al mondo del lavoro. Insomma, se in passato (al pari di quanto accade per gli insegnanti e per altre decine di categorie professionionali) si poteva pensare di trovare impiego con titoli di studio sicuramente inferiori ed imparando sul campo i trucchi del mestiere, oggi si dà maggior peso alla formazione teorica dell’individuo che sarà poi chiamato in ogni caso, tramite tirocini o stage, ad avere esperienza diretta del suo futuro lavoro. Chiaramente questo genere di differenza consente alle nuove leve di accedere con maggiore facilità ai vertici della gerarchia di cui sopra, ma richiede anche un maggior impiego di mezzi e di tempo ritardando quindi l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.
Dato che entrambe le figure hanno, si pensa, uguale rilevanza e sono quindi paragonabili, i loro stipendi saranno pressoché simili.
Infermieri: settore pubblico o privato?
L’Italia, spesso impegnata ad adeguarsi al resto d’Europa, non ha ancora livellato questa differenza: un impiegato del settore pubblico, paradossalmente, guadagna più di un infermiere in forza ad una qualsiasi struttura privata.
Dove sta il problema? Nelle modalità d’accesso, è ovvio. Prendere servizio in ospedale infatti non è mai semplice: si deve superare un concorso, non proprio semplice da affrontare con successo, e si deve infine aspettare il responso delle graduatorie. Sebbene infatti si sia superato il test di ammissione non è detto che si possa trovare lavoro nell’immediato: i posti a disposizione, complici anche i continui tagli alla sanità, sono davvero pochi e le strutture ospedaliere non possono assumere tutti coloro che superano l’esame.
Da qui il frequente ripiego nel meno remunerativo settore privato che, grazie a questi meccanismi, permette ai vari dirigenti delle strutture in questione di rimodellare, per così dire, gli stipendi adattandoli quindi non proprio alle aspettative dei dipendenti quanto piuttosto al bilancio dell’azienda. L’alternativa? Restare a casa e non iniziare mai a costruire la propria carriera…
Stipendio infermiere
Adesso che finalmente abbiamo sviscerato tutte le discriminanti che concorrono a stabilire lo stipendio mensile di un infermiere, possiamo dare una valutazione di massima circa la paga che ci si potrebbe aspettare se un giorno si tentasse questo genere di carriera.
Nel dettaglio potremmo affermare che lo stipendio base, quello per intendersi percepito da infermieri semplici che lavorano magari in day hospital, in alcune Onlus o nelle cooperative, si aggira sulle 1000 euro lorde. Certo, non una cifra particolarmente invogliante, ma sicuramente destinata a rimpolparsi parecchio se avrete la fortuna e l’abilità di far carriera.
Non a caso chi viene ammesso in sala operatoria o a prestare servizio nell’area critica può ambire già a 2000 euro al mese (non vi esaltate troppo però: si tratta pur sempre di una stima in lordo anche se comunque non ci si può di certo lamentare).
Chi invece riesce a conquistare l’apice della scala gerarchica ricoprendo sempre più spesso dei ruoli organizzativi e gestendo quindi in maniera molto pratica parecchi aspetti della vita in ospedale, percepisce circa 3000 euro lordi al mese: un bel salto di qualità quindi rispetto all’infermiere semplice.
Adesso tocca a voi: studiate, superate il concorso, armatevi di tanta pazienza, preparatevi psicologicamente a sostenere turni di lavoro abbastanza impegnativi e… fate carriera!