Welfare aziendale: rimborsi e agevolazioni fiscali per le spese scolastiche

Negli ultimi anni, il tema del Welfare Aziendale legato alle spese scolastiche ha acquisito grande importanza, soprattutto tra gli adulti genitori con figli in età scolare, e quindi generalmente con età compresa tra i 40 e i 50 anni.

Con l’aumento dei costi legati all’istruzione, sempre più famiglie stanno infatti cercano soluzioni “alternative” per alleggerire il peso economico, e tra queste rientrano anche i benefici fiscali e i rimborsi previsti dal Welfare Aziendale.

Per fare quindi maggiormente chiarezza, di seguito esploreremo le modalità con cui i dipendenti con figli a carico possono detrarre o ottenere il rimborso delle spese scolastiche, analizzando anche le normative fiscali vigenti.

Detrazioni fiscali e rimborsi: quale differenza?

Quando si parla di spese scolastiche in relazione al Welfare Aziendale, è utile distinguere tra detrazioni fiscali e rimborsi.

Le detrazioni fiscali, offerte dallo Stato, permettono di ridurre l’imponibile fiscale restituendo una parte delle spese sostenute.

Il Welfare Aziendale, invece, entra in gioco con i rimborsi, permettendo ai dipendenti di ottenere il rimborso diretto di alcune spese scolastiche.

Spese scolastiche: quali sono rimborsabili con il Welfare Aziendale?

La normativa italiana consente di detrarre al 19% le spese sostenute per la frequenza di scuole dell’infanzia, primarie e secondarie, fino a un massimo di 800 euro per ogni figlio.

Questa detrazione può essere richiesta tramite la dichiarazione dei redditi, utilizzando il modello 730 o Redditi PF, oppure, laddove previsto, tramite i piani di Welfare Aziendale.

Le spese scolastiche rimborsabili attraverso il Welfare dipendono ovviamente dal tipo di piano messo a disposizione dall’azienda, ma esistono comunque alcune linee guida generali.

Ecco le principali spese che possono essere rimborsate:

  • rette scolastiche, comprese le tasse di iscrizione e frequenza.
  • Contributi scolastici obbligatori o volontari, per servizi aggiuntivi, purché rientrino nei limiti fissati dalla legge.
  • Servizi educativi, come la mensa scolastica, doposcuola, baby sitter o servizi di supporto allo studio.
  • Attività extra-scolastiche, come gite scolastiche, attività sportive e corsi di lingua legati alla scuola.

In aggiunta, possono rientrare nei rimborsi anche le spese per l’istruzione universitaria e post-laurea.

Non sono invece incluse nel rimborso spese come cancelleria, abbigliamento scolastico e dispositivi tecnologici come tablet o computer.

Il ruolo del Welfare Aziendale nella gestione delle spese scolastiche

Il Welfare Aziendale si propone come uno strumento di sostegno concreto alla genitorialità, con l’obiettivo di migliorare il benessere dei dipendenti e favorire un corretto equilibrio tra vita lavorativa e familiare.

Già molte imprese italiane hanno attivato piani di Welfare che includono la possibilità di ottenere rimborsi per le spese scolastiche, senza dover attendere la dichiarazione dei redditi.

Questi rimborsi possono essere ottenuti attraverso piattaforme dedicate (le sempre più diffuse piattaforme online di gestione welfare, come ad esempio quella messa a disposizione da Eudaimon, al pari di tanti altri concorrenti) o direttamente dall’azienda.

Normativa fiscale e limiti sui rimborsi

Il Welfare Aziendale opera all’interno delle disposizioni previste dal Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR), che permette alle aziende di offrire servizi o rimborsi esenti da tassazione.

Ciò significa che le spese rimborsate non incidono sul reddito imponibile del lavoratore, rappresentando un vantaggio fiscale significativo.

Tuttavia esistono limiti e massimali da rispettare, sia per quanto riguarda le detrazioni fiscali, sia per i rimborsi tramite il Welfare Aziendale.  Attualmente il tetto massimo di spesa detraibile è fissato a 800 euro per ogni figlio, ma può variare nel tempo in base a eventuali aggiornamenti normativi.

Chi può beneficiare del rimborso delle spese scolastiche?

I dipendenti di aziende che offrono piani di Welfare possono beneficiare del rimborso per le spese scolastiche dei figli a carico, a condizione che frequentino scuole dell’infanzia, primarie, secondarie o, in alcuni casi, l’università.

Per accedere ai rimborsi è solitamente sufficiente presentare la documentazione delle spese sostenute (come ricevute o fatture), rispettando i limiti stabiliti dal piano.

Altre soluzioni: buoni acquisto e voucher

Oltre al rimborso diretto, alcune aziende offrono la possibilità di usufruire di voucher o buoni acquisto per servizi educativi, che possono essere utilizzati per pagare rette scolastiche o altri servizi.  Questa opzione rappresenta un vantaggio aggiuntivo, poiché consente di ridurre i costi senza anticipare denaro.

Dichiarazione dei redditi e Welfare: attenzione ai doppi benefici

È importante notare che le spese scolastiche rimborsate tramite il Welfare Aziendale non possono essere nuovamente detratte nella dichiarazione dei redditi. In pratica, il dipendente deve scegliere se beneficiare del rimborso immediato offerto dall’azienda oppure detrarre le spese in sede di dichiarazione fiscale.

Riepilogando quindi, il Welfare Aziendale offre un valido supporto per le famiglie, permettendo di rimborsare gran parte delle spese scolastiche che altrimenti graverebbero sul bilancio familiare.  Pur esistendo limiti e massimali, la combinazione tra rimborsi aziendali e agevolazioni fiscali rappresenta una risorsa preziosa per aiutare i dipendenti a gestire i costi dell’istruzione dei figli.

Immagine di freepik.